Se da una parte le università italiane, pubbliche e private, si stanno riempiendo sempre di più e con nuovi corsi di laurea, dall’altra alcuni dati sembrano preoccupanti se messi a confronto con il resto dei paesi europei, non solo per quanto riguarda il numero di persone laureate, ma anche nel campo della formazione scolastica fino al diploma.
Nel 2020 i diplomati in Italia erano il 60% della popolazione, una percentuale molto al di sotto della media europea. Il motivo, come si deduce dall’articolo di Formazione Più, può essere legato al fatto che prendere il diploma di maturità nel Belpaese può rappresentare comunque un canale privilegiato per entrare nel mondo del lavoro, soprattutto nel caso in cui si sia scelto un indirizzo tecnico o un diploma professionale. Ma allora, in Italia, i laureati sono davvero troppi come dicono, o, in realtà, gli studenti universitari italiani sono molti meno che negli altri paesi europei? Vediamo qualche numero.
Università: i numeri di Italia ed Europa
Secondo uno degli ultimi report dell’Istat sul livello dell’istruzione in Italia, il divario con l’Unione Europea continua a crescere. Infatti, nel Bel Paese solamente il 20,1% della popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni possiede una laurea, mentre nel resto dei paesi europei la media raggiunge il 32,8%.
Come abbiamo anticipato nell’introduzione, nel 2020, la percentuale di diplomati italiani è del 62,9%, ossia +0,7 punti rispetto al 2019. Pur essendoci stato un incremento in appena un anno, la percentuale rimane ancora inferiore a quello medio europeo che raggiunge il 79%.
Ma passando ai numeri che interessano la formazione universitaria è possibile evincere che gli studenti laureati in discipline scientifiche sono per lo più maschi.
Il 24,9% dei laureati tra i 25 e i34 anni ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, anche note come lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Da questa ricerca si evidenzia un’ulteriore criticità che riguarda il divario di genere. Infatti, tra i ragazzi uno su tre è laureato in discipline STEM, mentre tra le ragazze solo una su sei.
Secondo una ricerca di Eurostat l’Italia si piazza come penultimo paese dell’Unione Europea per numero di giovani laureati, dopo di noi solo la Romania con il 25,6%. Ciò è dovuto al fatto che mentre negli anni la percentuale europea è cresciuta, la nostra si è fermata.
Secondo Almalaurea, una delle cause di questa percentuale così bassa rispetto al resto d’Europa è il ritardo di scolarizzazione, in quanto solamente 3 diciannovenni su 10 proseguono gli studi dopo la scuola superiore, e solamente il 22% consegue la laurea tra i 25 e i 34 anni.
Italiani e stranieri: il livello di istruzione
Nel 2020 continua a calare il livello di istruzione degli stranieri, mentre si registra una progressiva crescita di quello dei cittadini italiani. Un dato molto interessante considerando che nel 2008 la quota di popolazione con almeno un titolo secondario superiore era uguale per italiani e stranieri, ossia poco superiore al 53%.
Durante l’anno 2020 la percentuale degli italiani è di 18 punti più elevata (64,8% contro 46,7%); la differenza è di 10 punti, mentre tale differenza era di appena 2 punti nel 2008.
Invece, per i laureati, la percentuale di italiani è di 21,2% contro 11,5% degli stranieri. Ma ad incidere sul livello di istruzione degli stranieri c’è anche cittadinanza.
Ad esempio, la comunità straniera più numerosa in Italia è quella dei rumeni, in cui il 61% possiede almeno il diploma e circa l’8% è laureato. A seguire c’è la comunità ucraina con livelli di istruzione più elevati (il 22,5% è laureato).
Invece, marocchini e cinesi con almeno un diploma non superano uno su cinque e soltanto il 5% circa è laureato.